Il raggio di azione di una problematica come l’ernia del disco può essere molto ampio e di varia intensità. Molto spesso, a seconda della zona nella quale questa si presenta, è possibile arrivare ad essere vittime di dolori forti e di diversa intensità, in grado di provocare serie limitazioni all’attività fisica dell’individuo.

La diagnosi è molto più classica nelle zone specifiche della colonna vertebrale che sono costituite dalle vertebre cervicali e da quelle lombari. Tantissimi soggetti di età differenti, infatti, tendono a sviluppare l’ernia del disco in questi specifici distretti corporei, mentre sono piuttosto rare quelle che possono andare ad interessare la zona dorsale.

Esistono specifiche differenziazioni relativamente alla comparsa delle problematiche legate all’ernia discale. È indicativo che la maggior parte dei casi relativi a questa patologia tendano a collocarsi nella fascia dai 30 ai 40 anni di età, ma la spiegazione precisa esiste ed è legata alla natura del corpo polposo della colonna vertebrale. Questo passati i 50 anni inizia un processo di inaridimento che limita la comparsa di ernia del disco.

Persone colpite da questo tipo di patologia non possono esitare, perché un controllo specifico ed una precisa diagnosi sono alla base di un protocollo di intervento utile alla cura di ernia del disco.

 

Ernia del disco: quali metodi diagnostici utilizzare?

La preoccupazione principale degli esperti che si accingono a studiare questo è quella relativa alla storia medica del paziente. Quando questo presenta problemi pregressi in questo senso, la diagnosi risulta molto più facile e di precisa efficacia.

Il quadro relativamente alla diagnosi non può essere semplicemente affidato all’esame obiettivo o ad una precisa anamnesi relativa al paziente. La tecnologia, oggi, consente di ottenere il massimo risultato per quanto riguarda la diagnosi attraverso l’utilizzo di sistemi specifici tra i quali è utile considerare:

  • TAC: l’utilizzo della tomografia computerizzata può risultare decisivo in quanto questa risulta efficace nel sezionare la colonna vertebrale ed analizzare le sezioni trasversali dei dischi, per poter studiare le fuoriuscite dal corpo polposo e la loro entità;
  • risonanza magnetica: ancora più precisa rispetto alla TAC, la risonanza magnetica, non solo consente di evidenziare lo stato delle sezioni della colonna vertebrale, ma permette di evidenziare quelle che sono le terminazioni nervose toccate dall’erniazione;
  • mielografia: la mielografia o mielogramma consente una maggiore precisione nel valutare i valori di pressione che l’ernia del disco va ad effettuare sulle strutture nervose.

In genere questi 3 differenti metodi diagnostici possono essere utilizzati in combinazione per valutare la natura dell’ernia del disco su una base di 360°. La conoscenza della conformazione e della gravità dell’ernia del disco è indispensabile per valutare un efficace protocollo di intervento per una soluzione più sicura, sono molte, infatti, le problematiche legate alla recidività di questo tipo di patologia.

Interventi preventivi, in questo senso, vanno sempre, comunque, valutati con un esperto per comprendere quale sia la strategia migliore per preservarsi da un problema tanto ostico.

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